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Un caso di claustrofobia trattato con il FASTRESET®

Angela, una donna di 47 anni si presenta nel mio studio per un problema di claustrofobia che sta peggiorando giorno dopo giorno.
Mi racconta che ha paura di rimanere bloccata in galleria quando è in auto, non prende né gli ascensori, né gli aerei.
E' un'insegnante, sa che i colleghi sono giudicanti, e quando si deve relazionare con loro si blocca, le viene ansia, nausea e va in panico.
Si sente sempre più insicura di sé, ha 4 figlie adolescenti che, come tali, la mettono alla prova continuamente.
Si mette sempre in discussione e non si sente più sicura di nulla.

Inizio chiedendole  da quando ha cominciato a soffrire di claustrofobia.
La signora mi dice che se ne è accorta 4 anni fa, mentre era in coda in galleria. Ha avuto un attacco di panico che per la prima volta ha riconosciuto di soffrire di claustrofobia.
Aver dato un nome a quelle sensazioni le ha permesso di comprendere che quei sintomi, a cui non sapeva dare un nome la accompagnavano da anni, da anni soffriva di attacchi di panico e non lo sapeva.
Mi racconta che da piccola aveva molta paura del buio, non riusciva a dormire fino all'alba e la mamma spesso stava con lei tutta la notte.

Un caso di clustrifobia: trattamento FastReset® 

Le chiedo se ha vissuto degli eventi traumatici?
Si ricorda che all'asilo era terrorizzata da una suora.
Aveva paura del giudizio di una bambina.
Aveva paura di stare in quell'asilo, ma doveva andarci (così come i luoghi che le generano fobia), quando era lì non riusciva a parlare, comunicava attraverso i gesti.

Le chiedo che ricordi ha dell'asilo.
Mi dice che all'asilo di pomeriggio la obbligavano a dormire in uno stanzone al buio, era una costrizione per lei, non poteva muoversi nel letto, tutti i bambini dovevano essere girati sullo stesso lato per evitare che parlassero tra di loro e assolutamente immobili.
Era una bambina timida, veniva presa in giro, le suore avevano una predilezione per la sorella.

Trattiamo il trauma nel suo insieme, la signora si sente più calma e ripensando all'asilo sente ancora molto forte il blocco a muoversi  e a uscire dalla stanza perchè ha paura delle urla della suora.
Trattiamo il blocco a muoversi e lasciare la stanza per evitare le urla della suora
Sente che il senso di blocco è calato, le chiedo allora se ricorda altre situazioni che la bloccavano.
Ricorda il pianto dei bambini che venivano sculacciati per essersi mossi.
Trattiamo anche questo blocco a muoversi e ad andare via che vuole proteggerla dall'essere picchiata dalla suora.
Terminato il rilascio le chiedo che cosa sente se  pensa di prendere l'ascensore ora, mi dice che ha paura di morire in ascensore e localizza questa paura allo stomaco.
Trattiamo allora la sua paura di trovarsi in un luogo chiuso senza vie d'uscita che vuole evitarle di morire lì dentro.
Questo trattamento non sortisce una  diminuzione dell'emozione, al che decidiamo di formulare un'altra frase con radici più antiche, una frase che avrebbe potuto dire quella bambina all'asilo dalle suore.
“lo spavento che provo nel trovarmi bloccata a letto al buio senza poter scappare vuole evitarmi di essere aggredita dalla suora.”
Segue  lo shift dell'attenzione – uno strumento tipico di questa tecnica e la frase di rilascio.
Angela si sente più leggera, la saluto la nostra seduta è terminata per oggi.….
Prendo l'ascensore per andare nel sotterraneo a prendere l'auto e vedo Angela che scende le scale e mi dice:  “ sa dottoressa sono  riuscita a scendere un piano in ascensore”.

Un caso di clautrofobia: 2 settimane dopo

La rivedo 2 settimane dopo, mi dice che è stata meglio, è riuscita a dialogare con i colleghi in modo tranquillo, è riuscita a guidare in galleria e a prendere gli ascensori fino a quando ha sentito alla televisione che un bambino è morto in un ascensore bloccato.
Trattiamo lo spavento vissuto per quella notizia, la signora si sente più leggera.

La rincontro mesi dopo in un supermercato è contenta perchè può guidare liberamente e prendere gli ascensori se le servono. Non soffre più di claustrofobia.

Il FastReset® a volte fa miracoli, grazie Dott.ssa  Parisi ( colei che ha messo a punto il metodo).

Non sempre le fobie si risolvono così velocemente, qui l'aver identificato l'evento traumatico iniziale ha semplificato la risoluzione, altre volte bisogna comprendere la metafora che vuole descrivere quella fobia per riuscire a scioglierla.

Per contattarmi direttamente scrivi a: annamaria.mussato@studiomansei.it

Dott.ssa Annamaria Mussato
Ginecologa, Agopuntrice, Omotossicologa, operatrice FastReset®



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